Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Essenza della politica
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 175, p. 3
Data: 24 luglio 1955


pag. 3




   La politica si riduce all'arte di persuadere i popoli di una di queste due cose egualmente sbagliate:
   1) o che essi sono governati nel miglior modo possibile da principi o capi infallibili simili a benefici semidei, mentre si tratta, il più delle volte, di monarchi mediocri o maniaci spesso ingannati dai favoriti o rimbecilliti dalle favorite, oppure di autocrati improvvisati e impulsivi egolatri e boriosi, vittime d'illusioni e di vanità e soprattutto delle camarille che si danno l'aria di servirli e invece li sfruttano e li tradiscono.
   2) Oppure che i popoli sono capaci di governarsi da sè, per mezzo di delegati, eletti da maggioranze di analfabeti suggestionati, di mediocri indifferenti, di faziosi fanatici, di satelliti venali e di molta brava gente che di solito non sa nulla di nulla nè degli affari pubblici ne degli uomini che dovrebbero essere scelti per condurli.
   Questa sintesi sembrerà a certi pinzocheri delle ideologie politiche troppo pessimista e semplicista, ma io risponderò soltanto che non appartengo alla schiera di coloro che, secondo l'arguta immagine del padre Daniello Bartoli, « sogliono intorbidare le acque per farle parere profonde ».


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